venerdì 9 novembre 2012

Tuttor ch’eo dirò gioi, gioiva cosa,
intenderete che di voi favello,
che gioia sete di beltá gioiosa
e gioia di piacer gioioso e bello:
  
   e gioia in cui gioioso avenir posa,
gioi d’adornezze e gioi di cor asnello;
gioia in cui viso è gioi tant’amorosa
ched è gioiosa gioi mirare in ello.
   
  Gioi di volere e gioi di pensamento
e gioi di dire e gioi di far gioioso
e gioi d’onni gioioso movimento.
    
 Per ch’eo, gioiosa gioi, sí disioso
di voi mi trovo, che mai gioi non sento
se ’n vostra gioi il meo cor non riposo.


Questo sonetto, il numero trentuno del canzoniere amoroso di Guittone d'Arezzo, è tutto incentrato sulla replicatio della parola "gioi", usata dal poeta in relazione alla donna amata al posto del nome che non può menzionato altrimenti si incorrerebbe nelle maldicenze della gente. La parola gioi si ripete in tutti i versi spesso più volte e si costituisce quindi come dimostrazione evidente della fedeltà d'amore; sono due i piani su cui va letta questa parola: Gioi è il nome della donna ma nello stesso tempo la condizione del poeta nel rapporto con la donna.
Le due quartine sono una celebrazione della bellezza dell'amata, del suo aspetto in tutto perfetto; la prima terzina invece celebra i modi dell'animo, infatti la bellezza non è solo esteriore ma necessariamente anche gentilezza d'animo e cortesia.
La terzina conclusiva, che si apre come la quartina iniziale con al centro l'io del poeta e la sua condizione nei confronti della donna, è una sentenza, che forse è una ripresa agostiniana con valore dissacrante.
Questo sonetto appartiene alla prima fase poetica di Guittone, in cui è presente il tema amoroso cortese di stretta derivazione siciliana. Nella seconda produzione invece, segnata da una vera e propria mutatio animi, dovuta all'ingresso nell'ordine dei frati della Gloriosa Vergine Maria, vi è un capovolgimento rispetto alle tematiche cortesi e una ferma e dura condanna della vita amorosa.




 

La fuga numero 9 dal primo libro del Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach ha un procedimento analogo al sonetto guittoniano: il tema è costituito da due sole note, quasi fossero un bisillabo, come la parola gioi. Per replicazione di queste note nasce l'intera composizione, caratterizzata da spensieratezza e allegria, e da un andamento sempre più cadenzato e veloce, all'interno del quale possiamo trovare ripetuto continuamente il semplice tema. Le battute finali costituiscono una chiusura importante e ben definita quasi una sorte di sentenza.




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