Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
4 per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
8 di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
11 con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
14 sì come i’ credo che saremmo noi.
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
4 per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
8 di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
11 con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
14 sì come i’ credo che saremmo noi.
E' questo uno dei più noti sonetti danteschi, escluso dalle rime della Vita Nova, il cui dedicatario è l'amico primo Guido Cavalcanti, secondo quella diffusa abitaudine trecentesca delle tenzoni poetiche ( il sonetto "S'io fossi quelli che d'amor fu degno" è la risposta del Cavalcanti e ha lo stesso schema metrico ABBA, CBBC, CDE, EDC). Dante immagina che un incantesimo possa trasportarlo insieme a Guido e a Lapo Gianni, altro poeta stilnovista, e, come specificherà poi, insieme alle loro amate, su di un vascello dove poter discorrere liberamente riguardo la natura di amore. La forma è quella del plazer provenzale, un componimento in cui sono elencate una serie di situazioni piacevoli in cui si viene a trovare il poeta. D'altra parte sempre di ispirazione francese è la situazione vagheggiata: infatti il vascello e il mago richiamano alla mente Merlino e il ciclo di romanzi arturiani, conosciuti da Dante se non altro attraverso riprese in opere duecentesche come il Mare Amoroso (vv 212-216).
Tre sono le donne di cui si fa menzione: monna Vanna che compare altri sonetti anche della vita nuova, e monna Lagia, la donna di Lapo, citata oltre che in "Amore e monna Lagia" dal Cavalcanti, la terza non è da intendere come Beatrice, quanto piuttosto come una delle donne schermo, infatti viene identificata col numero 30 fra le sessanta donne più belle di Firenze, a cui Dante aveva dedicato un sirventese, mentre Beatrice occupa il nono posto. Dante quindi propone agli amici di ragionar d'amore, subito l'espressione richiama alla mente la grande canzone "Amor che nella mente mi ragiona", in cui si affronta la natura di amore e il ruolo nella vita del poeta, che in questo sonetto appare evidente dalla conclusione, infatti amore è ciò che rende i poeti e le donne contenti, felici per sempre. Dal sonetto emerge la differente posizione di Dante rispetto a quella dell'amico Guido riguardo amore, considerato dal primo come salvifico, (come di manifesterà chiaramente nella Divina Commedia, in particolare nei canti centrali del Paradiso) dal secondo come doloroso e svilente ma necessario (si pensi al sonetto cavalcantiano "L'anima mia vilment'è sbigotita", in cui domina il binomio amore-morte)
E' questo uno degli studi più noti e amati di Chopin tanto che ne sono state fatte innumerevoli trascrizioni, la più famosa quella della Malibran. Lo stesso compositore affermava di aver creato una delle sue melodie più belle e lo amava particolarmente. Di per sè non richiede particolari abilità tecniche, il problema che affronta infatti e quello del tocco e della simultaneità di due compiti diversi affidati alla mano destra.
La melodia, di una dolcezza e soavità uniche, non può non farci pensare all'amicizia e all'amore, trasportandoci nello stesso tempo in luoghi fantastici.
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